Paderno, corsa contro il tempo per salvare la "tour Eiffel" sull'Adda
Per rimettere a nuova quello che a lungo, almeno fino al 1991, è stato l'unico collegamento tra la provincia di Lecco e quella di Bergamo occorrerebbero quasi due milioni di euro, ma al momento i soldi non ci sono. L'altro ieri però a Roma, prima al Mit, il ministero dei Trasporti e poi direttamente nella sede di Rfi, Rete ferroviaria italiana, proprietaria del prezioso reperto di archeologia architettonica, gli onorevoli democratici del territorio Veronica Tentori e Gianmario Fragomeli hanno strappato ai funzionari governativi e all'ad della società ferroviaria Maurizio Gentile in persona la garanzia della convocazione di un tavolo tecnico per salvare il San Michele.
Agli incontri parteciperanno i delegati ministeriali, compresi quelli del ministero dei Beni culturali, della Regione, di Rfi, ma anche gli amministratori locali di Paderno e Calusco e delle due provincie. L'obiettivo è quello di unire le forze e soprattutto le risorse per garantire gli stanziamenti necessari per restituire il ponte al suo splendore originale, liberandolo se possibile anche dalla triste fame di «ponte dei suicidi», a causa delle numero persone che scelgono di compiere gesti estremi gettandosi dai suoi 85 metri di altezza a picco sull'Adda.
La storia del viadotto del resto pare circondata da un'area di sventura sin dalla sua costruzione, perché si narra che il progettista, lo svizzero Jules Röthlisberger, proprio pochi attimi prima del collaudo abbia anche lui deciso di togliersi la vita per timore che la sua creatura crollasse. In realtà si tratta solo di una leggenda, perché il progettista è morto di malattia nel 1911.
Il ponte, scampato ai bombardamenti delle due grandi guerre, è piuttosto una meraviglia ingegneristica al pari della Torre Eiffel di Parigi, della stessa epoca. E' stato inaugurato nel maggio 1889, subito dopo il collaudo. Le cronache riferiscono che avvenne sotto la pioggia battente. Per assicurarsi della stabilità venne fatto transitare un treno prima alla velocità di 25 chilometri orari, poi con un secondo passaggio, lanciato a 35 e infine a 45 chilometri. La tradotta era composta da 3 locomotive da 83 tonnellate l'una più una trentina di vagoni per un peso complessivo di 850 tonnellate.
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