da IL SOLE 24ore
Ad assistere a quello che ormai è il serial della sanatoria per le aliquote locali sono 866 Comuni, autori di 2.162 delibere approvate dopo la scadenza del 30 luglio, e soprattutto i loro contribuenti, che a un mese dal saldo Imu-Tasi di dicembre spesso non sanno ancora quanto dovranno pagare: a Matera, per esempio, la Tasi sulle abitazioni principali sarà dell’1 per mille, come scritto nella delibera dell’anno scorso, oppure dell’1,8 per mille, come riportato in quella 2015 approvata in via definitiva il 26 ottobre? A Terni l’Imu sulle seconde case sarà del 9,6 per mille, come nel 2014, o dovrà salire fino al 10,6 per mille indicato dalla delibera del 6 agosto? Le incognite, però, non riguardano solo aumenti. A Trieste, invece, il 3 agosto hanno approvato una detrazione aggiuntiva da 50 euro per la Tasi sulle abitazioni principali con rendita catastale medio-bassa (fino a 800 euro): quale sarà la sua sorte?
Per sciogliere questo intrico, a parte i casi in cui le nuove delibere sono solo confermative dei parametri precedenti, è bene partire dalla risposta, valida ovviamente a meno di novità ulteriori. Per il momento, le aliquote Imu e Tasi 2015 scritte in delibere approvate dopo il 30 luglio possono essere ignorate, perché il tentativo di sanatoria inserito al Senato nella legge di stabilità (si veda Il Sole 24 Ore di ieri) entra in vigore dal 1° gennaio prossimo, insieme a tutta la manovra, e non può incidere sui saldi che si pagano a fine 2015. Diverse sarebbero le prospettive per la Tari, perché nel tributo sui rifiuti i Comuni decidono in autonomia il calendario delle ultime rate e possono quindi spostare il conguaglio a gennaio, quando la manovra sarà pienamente operativa. L’addizionale Irpef sui redditi di quest’anno, invece, si paga nel 2016, per cui potrebbe essere “coperta” a patto che la delibera ritardataria sia stata almeno pubblicata in tempo sul sito del dipartimento Finanze. E siccome nella finanza locale ormai non ci si fa mancare nulla, tutta questa architettura non vale per i Comuni della Sicilia, che hanno avuto una proroga su misura grazie alla quale hanno avuto tempo fino al 30 settembre per chiudere preventivi 2015 e decisioni su tributi e tariffe.
Il quadro, però, è tutt’altro che assestato: la “sanatoria” delle delibere approvate fra il 30 luglio e il 30 settembre è stata tentata in questi mesi praticamente in ogni provvedimento, compreso quello sulla voluntary disclosure (dal quale è stata stralciata in Aula al Senato dal presidente Grasso) fino al “salva-Regioni” approvato la settimana scorsa, ma si è sempre scontrata con il «no» di Palazzo Chigi. Politicamente, in effetti, non suona troppo lineare congelare il fisco locale per il 2016 e contemporaneamente permettere ex post i ritocchi sulle aliquote 2015, tanto più che l’addio alla Tasi sulla prima casa è stato annunciato da Renzi il 18 luglio scorso e c’è il timore che, ampliando ex post i termini per i nuovi parametri, si spiani la strada agli aumenti “strumentali”, decisi solo per far crescere il conto delle compensazioni statali. Con queste premesse, è facile che la sanatoria non trovi spazio nel maxi-emendamento governativo che sarà presentato nei prossimi giorni. Dall’altro lato della barricata ci sono invece i Comuni, che già a luglio avevano chiesto un rinvio dei termini per chiudere i bilanci perché le cifre dei fondi locali continuavano a essere incerte e un migliaio di enti, interessati dalle amministrative di maggio, lamentavano di non avere i tempi tecnici per chiudere i bilanci.
Dopo l’ennesimo braccio di ferro fra sindaci e Governo, però, è stata approvata un’inedita proroga “territoriale”, valida solo per i Comuni siciliani, e molte amministrazioni nel resto d’Italia si sono trovate in fuorigioco. In 184 casi la partita si è giocata sul filo dei minuti, perché le delibere risultano approvate il 31 luglio ma i termini erano stati fissati al 30, trascurando l’ultimo giorno del mese. Altrove, invece, si è trascinata più a lungo, e il database del dipartimento Finanze registra in molti Comuni una curiosa attività agostana su aliquote e tariffe, e in altri una ripresa del tema a settembre.
Il quadro, insomma, è intricato, e sembra destinato a nuovi smottamenti: anche se la sanatoria salterà dal testo finale della manovra, in calendario ci sono ancora decreti legge (in cantiere c’è prima di tutto l’omnibus su Expo e Giubileo), fino al tradizionale Milleproroghe di fine anno. Ed è fin troppo facile prevedere che si tornerà a discutere di sanatoria.
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