Hidrogest, si studia il passaggio a Uniacque: «Ma la società resta»
Hidrogest cederà la gestione del ramo idrico nell’Isola a Uniacque, ma rimarrà in piedi come società, dedicandosi ad altri servizi per quel territorio.
Dopo la sentenza del Consiglio di Stato, che a dicembre ha confermato la non salvaguardia di Hidrogest sul fronte dell’acqua, e dunque la necessità di confluire nel gestore unico, ieri c’è stato un primo incontro tra Provincia, Ato e le due società, in cui si sono messi alcuni primi punti fermi. «Il clima è positivo», concordavano gli interlocutori.
Anche perché la direzione l’ha tracciata la sentenza: ora c’è da disegnare il percorso. L’obiettivo è farlo entro giugno, quando il pronunciamento del Consiglio di Stato andrà in giudicato.
I nodi da sciogliere
Tra i punti cruciali da concordare spiccano il destino dei dipendenti di Hidrogest (una cinquantina, per la maggior parte probabilmente destinati a passare a Uniacque), il prezzo della cessione e l’adeguamento della tariffa. A rigore, le tariffe Hidrogest dovrebbero uniformarsi a quelle Uniacque (mediamente più alte: il calcolo avviene sulla base di precisi criteri stabiliti dall’Autorità) non appena scatta il conferimento del servizio. Ma l’ipotesi è di procedere prima a delle simulazioni per capire l’effettiva ricaduta in bolletta per gli utenti, ed eventualmente prevedere un percorso più graduale.
Quanto alle cifre e alle modalità del pagamento del ramo d’azienda, si è concordato di procedere per prima cosa a una «due diligence» per esaminare lo stato dell’arte, debiti e crediti, a tutela di entrambe le società. «È importante anche che gli investimenti che avevamo previsto sui territori, circa 12 milioni nel triennio, vengano garantiti» dice il presidente di Hidrogest, Massimo Monzani. Dopo la sentenza, Monzani ha incontrato singolarmente i sindaci dei 29 Comuni che fanno parte della società. «Quasi tutti hanno evidenziato il ruolo che Hidrogest ha avuto nella storia dell’Isola, e ritenuto opportuno che questa esperienza continui in altre forme». L’ipotesi è dunque che la società si trasformi in una «multiutility» per servizi come l’illuminazione pubblica, il calore, gli impianti sportivi, gestendo, come base economica, quanto verrà incamerato con la cessione del ramo idrico a Uniacque: c’è chi parla di un valore attorno ai 60 milioni di euro, ma le cifre andranno tutte verificate sulla base delle regole dell’Autorità per il servizio idrico. E le modalità di pagamento dovranno tener conto anche delle varie partite aperte per Uniacque, che nel frattempo sta lavorando anche all’acquisizione di alcune patrimoniali (i vari argomenti vengono sviscerati nei «martedì dell’acqua» inaugurati dal presidente della Provincia Matteo Rossi).
«Inizio proficuo»
«L’inizio è stato proficuo - dice il presidente di Uniacque, Paolo Franco - Abbiamo ribadito che il nostro atteggiamento non cambia e siamo pronti al dialogo. Certo, il fatto che ci sia stata la sentenza ci porta a muoverci entro certi tempi».
Dopo che i tentativi di dialogo pre-giudice (le società avevano investito anche nel supporto di un pool di professionisti) non erano andati a buon fine, ora si riparte dunque dalla sentenza, nell’accidentato percorso verso un gestore unico per acquedotti e fognature.
• Fausta Morandi
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