da l'Eco di Bergamo,31/5/2017
Provincia
Quel colpo sbagliato di papà, morto il figlio
Villa d’Adda Dopo tre giorni e mezzo in Terapia intensiva, non ce l’ha fatta il trentatreenne:
lascia due bimbe Sabato era a caccia di tassi nella proprietà di parenti con il fratello e il
genitore, ora accusato di omicidio colposo.
Fabio Conti,Remo Traina
lascia due bimbe Sabato era a caccia di tassi nella proprietà di parenti con il fratello e il
genitore, ora accusato di omicidio colposo.
Fabio Conti,Remo Traina
Dopo di tre giorni e mezzo in fin di vita nella Terapia intensiva della Neurochirurgia dell’ospedale
Manzoni di Lecco, ieri pomeriggio non ce l’ha fatta Emanuele Perico, il trentatreenne raggiunto
da un colpo di carabina alla testa, sabato all’alba in località Tassodine, sopra Villa
d’Adda, durante un appostamento di caccia (vietata) al tasso con il padre e il fratello.
A esplodere il colpo di fucile era stato, da una cinquantina di metri, proprio il genitore,
Pietro Perico, 58 anni: non immaginando che dietro il cespuglio vi fosse il figlio,
aveva sparato, colpendolo al capo, vicino a un orecchio. Ora le accuse mosse dalla
procura nei suoi confronti cambieranno da lesioni personali gravissime a omicidio colposo.
Manzoni di Lecco, ieri pomeriggio non ce l’ha fatta Emanuele Perico, il trentatreenne raggiunto
da un colpo di carabina alla testa, sabato all’alba in località Tassodine, sopra Villa
d’Adda, durante un appostamento di caccia (vietata) al tasso con il padre e il fratello.
A esplodere il colpo di fucile era stato, da una cinquantina di metri, proprio il genitore,
Pietro Perico, 58 anni: non immaginando che dietro il cespuglio vi fosse il figlio,
aveva sparato, colpendolo al capo, vicino a un orecchio. Ora le accuse mosse dalla
procura nei suoi confronti cambieranno da lesioni personali gravissime a omicidio colposo.
La ricostruzione
I carabinieri di Zogno e del nucleo investigativo di Bergamo, che fin da sabato mattina
avevano ricostruito la dinamica dei fatti, non hanno alcun dubbio su quanto accaduto e
sul fatto che il colpo abbia raggiunto il trentatreenne accidentalmente: un drammatico
incidente di caccia, tra l’altro in un periodo in cui la caccia è chiusa. Ma non solo: la
carabina calibro 22 usata dal genitore per sparare è vietata per la caccia (gli è stata
sequestrata subito sabato mattina, assieme alla licenza) e poi il tasso è una specie animale
non cacciabile nel nostro Paese dalla fine degli Anni Settanta. Circostanze che aiutano a
ricostruire l’episodio, ma che poco importano, al momento, alla famiglia Perico, straziata
dal dolore per la morte di Emanuele: il trentatreenne, di professione operaio al «Mollificio
Lombardo», abitava e lavorava a Carvico, dove lascia due bambine e la compagna Pamela
(la data dei funerali non è ancora stata fissata).
avevano ricostruito la dinamica dei fatti, non hanno alcun dubbio su quanto accaduto e
sul fatto che il colpo abbia raggiunto il trentatreenne accidentalmente: un drammatico
incidente di caccia, tra l’altro in un periodo in cui la caccia è chiusa. Ma non solo: la
carabina calibro 22 usata dal genitore per sparare è vietata per la caccia (gli è stata
sequestrata subito sabato mattina, assieme alla licenza) e poi il tasso è una specie animale
non cacciabile nel nostro Paese dalla fine degli Anni Settanta. Circostanze che aiutano a
ricostruire l’episodio, ma che poco importano, al momento, alla famiglia Perico, straziata
dal dolore per la morte di Emanuele: il trentatreenne, di professione operaio al «Mollificio
Lombardo», abitava e lavorava a Carvico, dove lascia due bambine e la compagna Pamela
(la data dei funerali non è ancora stata fissata).
Grave ferita alla testa
Per tre giorni e mezzo i suoi familiari hanno sperato in una ripresa, ma ieri pomeriggio,
attorno alle 16,30, i medici hanno staccato le macchine che tenevano in vita Emanuele Perico,
dichiarato infatti morto. Troppo grave la ferita alla testa: anche l’intervento chirurgico al quale
era stato sottoposto, al Manzoni di Lecco, già nella mattinata di sabato, non è purtroppo servito
a salvarlo. Fin da subito i medici non si erano sbilanciati sulle possibilità di ripresa per il ferito.
Il dramma si era consumato attorno alle 5,30 della mattinata di sabato sul monte Canto, alle spalle
di Villa d’Adda, in località Tassodine.
attorno alle 16,30, i medici hanno staccato le macchine che tenevano in vita Emanuele Perico,
dichiarato infatti morto. Troppo grave la ferita alla testa: anche l’intervento chirurgico al quale
era stato sottoposto, al Manzoni di Lecco, già nella mattinata di sabato, non è purtroppo servito
a salvarlo. Fin da subito i medici non si erano sbilanciati sulle possibilità di ripresa per il ferito.
Il dramma si era consumato attorno alle 5,30 della mattinata di sabato sul monte Canto, alle spalle
di Villa d’Adda, in località Tassodine.
Lì Pietro Perico, il figlio Emanuele e un altro figlio erano impegnati dalla sera prima a cacciare
il tasso, forse per eradicarlo dal vicino vigneto di alcuni parenti. «In questo momento non
abbiamo nulla da dichiarare», commentavano ancora ieri dall’azienda agricola omonima di Tassodine.
Padre e due figli – hanno ricostruito i carabinieri di Zogno e Bergamo – erano stati appostati per ore
in tre distinti punti della collina. Alle prime luci dell’alba i due figli si erano però spostati, pare per
approfittare proprio della luminosità e raccogliere qualche ciliegia. Il genitore, vedendo movimento
dietro un cespuglio e senza lontanamente immaginare che dietro vi fossero i due figli, ha sparato
con la sua carabina, regolarmente denunciata. Purtroppo un proiettile ha raggiunto alla testa
Emanuele, che è stramazzato a terra. Immediate le grida del fratello: il padre è subito corso
verso di loro e, in un istante, è caduto nella disperazione. Poi il trasporto in elisoccorso di
Emanuele al Manzoni di Lecco e, ieri, il disperato epilogo.
il tasso, forse per eradicarlo dal vicino vigneto di alcuni parenti. «In questo momento non
abbiamo nulla da dichiarare», commentavano ancora ieri dall’azienda agricola omonima di Tassodine.
Padre e due figli – hanno ricostruito i carabinieri di Zogno e Bergamo – erano stati appostati per ore
in tre distinti punti della collina. Alle prime luci dell’alba i due figli si erano però spostati, pare per
approfittare proprio della luminosità e raccogliere qualche ciliegia. Il genitore, vedendo movimento
dietro un cespuglio e senza lontanamente immaginare che dietro vi fossero i due figli, ha sparato
con la sua carabina, regolarmente denunciata. Purtroppo un proiettile ha raggiunto alla testa
Emanuele, che è stramazzato a terra. Immediate le grida del fratello: il padre è subito corso
verso di loro e, in un istante, è caduto nella disperazione. Poi il trasporto in elisoccorso di
Emanuele al Manzoni di Lecco e, ieri, il disperato epilogo.