Droga prima di ogni furto;
per essere più violenti.
I carabinieri di Merate, supportati dai colleghi di Treviglio, hanno eseguito 6 dei 12 arresti disposti dal gip nei confronti di una banda di albanesi: agivano in diversi comuni della Bergamasca. Prima dei colpi facevano uso di droga, divenendo così più spregiudicati e violenti.
I carabinieri di Merate, supportati dai militari del comando provinciale di Lecco e delle compagnie di Treviglio, Cassano d’Adda, nel milanese e Parma, hanno eseguito sei dei dodici arresti disposti dal gip nei confronti di una banda di albanesi, autori di numerosi furti in locali pubblici e abitazioni private, commessi anche con auto rubate utilizzate come ariete per infrangere le vetrine e le saracinesche delle attività commerciali. Gli altri sei membri della banda non arrestati si trovano, secondo gli inquirenti, all’estero.
La banda agiva in diversi comuni nelle province di Bergamo, Lecco, Milano, Monza Brianza, Cremona e Lodi. L’ultimo colpo accertato risulta essere quello commesso il 10 novembre presso il bar “Palma” di Airuno. L’indagine dei carabinieri di Merate é nata dal furto aggravato del 21 luglio nel bar “Pit-stop” di Paderno d’Adda, nel lecchese.
Le indagini condotte hanno accertato che gli indagati, prima di commettere un reato, procedevano ad asportare auto che utilizzavano per la fuga e veicoli autocarri da utilizzare per sfondare gli ingressi delle attività commerciali.
Gli stessi autocarri venivano impiegati per caricare le slot machine e cambiamonete rubate, che venivano svuotate dal contenuto nei boschi. I mezzi venivano poi di volta in volta o abbandonati a diversi chilometri dal luogo del reato, in alcuni casi invece venivano riutilizzati per la commissione di altri reati della stessa natura, in altri casi ancora dati alle fiamme per “eliminare”qualsiasi prova.
Durante la commissione delle cosidette “spaccate” i veicoli rubati venivano posizionati dai complici all’inizio ed alla fine della via dove si trovava l’obiettivo, per impedire il transito di altri veicoli i cui conducenti o persone a bordo avrebbero potuto dare l’allarme.
Spesso i malviventi si “armavano” anche di sassi, da lanciare eventualmente all’indirizzo del proprietario dell’esercizio colpito, magari sul posto per aver sentito scattre l'allarme o nei confronti di passanti o persone residenti vicino all’esercizio.
E’ emerso infine che prima di ogni furto gli indagati facevano spesso uso di sostanze stupefacenti, divenendo così più spregiudicati e violenti.
da Bergamonews
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