Lettera ai prof per iniziare bene l’anno scolastico
15 SETTEMBRE 2014 | di Giuseppe Tesorio - Corriere della sera.
Caro/a prof, buon anno.
la scuola riapre. Le aule vuote erano tristi, in queste mattine di riunioni (dei prof) e di recuperanti (gli alunni che devono saldare il debito estivo). In sala docenti, lo sguardo cade su un libro lasciato in disparte: “La marcia di Radetsky” (1932), in cui si orchestra la fine dell’impero asburgico. Il capolavoro di Joseph Roth. Cerco una frase utile ai nostri ragazzi, ingordi di emozioni usa e getta, da scorrere sull’iPad. Le parole di Roth, magnifiche, eccole.
“Così era allora! Tutto ciò che cresceva aveva bisogno di tanto tempo per crescere, e tutto ciò che finiva aveva bisogno di lungo tempo per essere dimenticato. Ma tutto ciò che un giorno era esistito aveva lasciato le sue tracce, e in quell’epoca si viveva di ricordi come oggigiorno si vive della capacità di dimenticare alla svelta e senza esitazione”.
Il male dei nostri tempi – dice sconsolato il prof candidato alla pensione – è che in classe i ragazzi non hanno più “stupore” per le cose che dici. Brutto segno. I bambini e i poeti si stupiscono ancora davanti alle scoperte. Gli studenti no, hanno l’aria di sapere già tutto. Stupore è il “senso di grande meraviglia, provocato da qualcosa di inatteso”, secondo il dizionario. Il contrario è lasciare impassibile, indifferente, disinteressato, incurante.
L’inizio di quest’anno, dicono in sala docenti, sarà ancora più stressante del solito. Cambiamenti «epocali», promessi, varati, ritirati, rimandati. Si annuncia un’altra scuola, che parlerà inglese, che userà tecnologia a go-go. Le famiglie si aspettano cambiamenti anche semi-epocali. I prof pure, ma sono smarriti e navigano a vista.
Il cambio dei programmi in quinta, soprattutto per tecnici e professionali, con materie nuove , materie tagliate o sforbiciate, la maturità ritoccata, lo stage obbligatorio anche per i licei (obbligatorio?), i libri digitali, gli accorpamenti, i tagli su tutto, i voti su tutto: quanto sanno i ragazzi, i prof, il preside. Uno stress.
Un inizio d’anno ancora una volta carico di aspettative, stanchezze accumulate (pensioni rimandate), tecnologie da imparare, studenti da formare. Tutto troppo in fretta. La scuola ha bisogno di un tempo disteso, i ragazzi hanno bisogno di apprendere con un tempo più disteso.
Si passa più tempo a «misurare» cosa hanno studiato i ragazzi che a spiegare loro «come» si deve studiare. Il «cosa» si debba studiare (e quindi sapere) è tutta un’altra storia: riforme e controriforme sono già in cartellone, si vedrà al prossimo Consiglio dei ministri.
Dunque, caro/a prof, sinceri auguri di buon anno scolastico.
Nessun commento:
Posta un commento