Come ogni anno, in occasione della ricorrenza del compleanno dell’Amico Francesco Arrigoni, la famiglia consegna ad una esperienza significativa della società civile il Premio Francesco Arrigoni.
La cerimonia giunta alla quarta edizione si è svolta nella splendida cornice del Monastero San Pietro in Lamosa di Provaglio d’Iseo alla quale ha partecipato anche l’amico Stefano Castelletti che ci ha trasmesso il materiale fotografico.
Nella motivazione della scelta di quest’anno, si coglie tutto il senso dell’impegno sociale e civico di Francesco. La riportiamo integralmente perchè questo era Francesco.
Oggi si parla molto di muri e purtroppo non ci si ferma alle parole: si costruiscono.
I muri, per Francesco Arrigoni, erano le pareti verticali delle montagne che amava, muri creati dalla natura e non dagli uomini. Ci sono barriere visibili, fatte d’acqua, di mattoni, di fil di ferro, di steccati. E barriere invisibili, fatte di indifferenza, egoismo, ignoranza, pregiudizio. Sono le più difficili da abbattere e da superare.
Nella quarta edizione del Premio Arrigoni siamo felici di avere con noi i ragazzi di Maramao perché la loro esperienza dimostra che è possibile ideare e realizzare con successo una cooperativa strettamente legata alla terra, che è di tutti e dove tutti hanno o dovrebbero avere il diritto, riconosciuto, di lavorare e vivere con dignità. Dimostra che “Yes, we can” si può dire anche in dialetto piemontese. Dimostra che richiedenti asilo e rifugiati possono integrarsi nella nostra realtà, basta concedergli un’occasione. Dimostra che nella coltivazione dei pomodori non è obbligatorio lo sfruttamento. Dimostra che è possibile lavorare gli uni con gli altri e non gli uni per gli altri. Tra le vigne e i noccioleti, tra le insalate e le zucchine, si coltiva anche qualcosa di più prezioso: la speranza in un mondo migliore.
Le precedenti edizioni:
Nella prima edizione, il 4 maggio 2013, è stata premiata Libera Terra, l’associazione nata con l’obiettivo di valorizzare territori stupendi ma difficili, partendo dal recupero sociale e produttivo dei beni confiscati alla criminalità organizzata per ottenere prodotti di alta qualità attraverso metodi rispettosi dell’ambiente e della dignità della persona. Don Luigi Ciotti ritirò personalmente il premio a Provaglio.
Nel 2014 la scelta della giuria ricadde sui pescatori di Lampedusa sempre in prima fila, da anni, in una catena di solidarietà e coraggio che fa onore ai lavoratori del mare. In loro nome e rappresentanza, ritirò il premio il pescatore-assessore Vincenzo Billeci. L’anno scorso la giuria volle dare un riconoscimento al duro lavoro del casaro, sui pascoli di montagna e premiò una singola persona, anziché un’associazione o un gruppo, Guglielmo Locatelli.
IL PREMIO FRANCESCO ARRIGONI
Il premio, attribuito da una giuria che ha per presidente Antonella Colleoni, moglie di Francesco, e suo figlio Dante tra i giurati – gli altri giurati sono amici di Francesco e compagni di strada – ha cadenza annuale e viene assegnato, il giorno del compleanno di Francesco, “a una iniziativa contraddistinta da una forte valenza etica”.
Consiste in 5.000 (cinquemila) euro e un oggetto artistico realizzato da un allievo della scuola d’Arti e Mestieri F. Ricchino di Rovato. Tre le caratteristiche fisse dell’opera: un pezzo di roccia, a ricordare la passione di Francesco per la montagna e le arrampicate, un cuore a ricordare la sua generosità (fino all’espianto degli organi) e la sua passione civile. E qualcosa che spunta dalla roccia, forse una vite, perché gli uomini possono morire, le idee no: sono come semi, portati dal vento o dagli uomini di buona volontà. L’autore dell’opera della quarta edizione è Massimo Signori del corso di scultura.
FRANCESCO ARRIGONI
Giornalista bergamasco di schiena dritta, morto improvvisamente a 52 anni, ha avuto una vita breve ma ha saputo riempirla di cose buone e giuste.
Allievo di Luigi Veronelli, fondatore e direttore del Seminario Veronelli, è passato alle pagine del Gambero rosso e poi, negli ultimi dieci anni, a quelle del Corriere della Sera.
Ha scritto di vini e cibi non per hobby ma per profonda passione e competenza: è stato cuoco, ha lavorato le vigne.
Come molti di quelli che amano la terra (iniziale maiuscola o minuscola, a piacere) ha coltivato una visione etica.
Lo accompagnava la fama di avere un brutto carattere, condivisa con quelli che hanno un carattere che brutto non è, ma forte, serio, allergico a lusinghe e tentazioni, contrario a mode, sguaiataggini e violazioni assai frequenti nel mondo del mangiare e bere.
Non gli piaceva stare in prima fila sotto i riflettori, piuttosto in un angolo, ma illuminato dalla sua competenza e coerenza, oltre che dalla stima degli addetti ai lavori.
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