DA UNO STUDIO CANADESE.
Preoccupati, ansiosi e apprensivi? Siete i più intelligenti
Test su un gruppo di 125 studenti: chi si preoccupa mostra maggior livelli di intelligenza linguistico/verbale
Pensare troppo, rimuginare, sentirsi in apprensione e preoccupati per gli eventi passati, in corso e futuri, sono elementi comuni a chi vive in un continuo stato di ansia. Nonostante questi comportamenti abbiano spesso una connotazione negativa e vengano vissuti con intenso malessere da parte di chi li vive e di chi vi sta intorno, una ricerca psicologica svolta in Canada su di un gruppo di studenti ha scoperto che i grandi “ruminatori mentali” sono in realtà mediamente più intelligenti di chi vive in pace con se stesso e tiene a bada le proprie emozioni. L’intelligenza coinvolta è quella linguistico-verbale, ovvero la capacità di parlare e scrivere con facilità usando i giusti termini, saper spiegare e convincere, insegnare e avere padronanza di sintassi e uso pratico della lingua, qualità spesso accompagnate da un uso umoristico delle parole.
Facoltà cognitive iperattive e sentimenti negativi
Lo studio è partito da un gruppo di studenti canadesi, messi alla prova dai ricercatori della Lakehead University nello stato dell’Ontario. I 126 giovani sono stati sottoposti a test di intelligenza, e a diversi questionari e prove che ne tracciavano i livelli di ansia, depressione, timidezza, paura, rimuginìo (la tendenza a ripensare ossessivamente alle situazioni passate) e ruminazione mentale (ancora una volta un pensiero ossessivo, ma rivolto agli eventi futuri). Si tratta di comportamenti che scatenano una iperattivazione delle facoltà cognitive e spesso portano chi ne soffre a provare sentimenti negativi. I risultati degli studiosi sono stati chiari: al salire di preoccupazioni e ruminazione, aumentavano però anche i livelli e i risultati nei test di intelligenza verbale. Lo stesso legame è stato collegato anche alla depressione: chi mostrava segni conclamati di tale patologia psicologica, aveva ancora una volta ottimi risultati nei test intellettivi legati alla lingua.
Una ossessione trasformata in abilità ancestrale
Per i ricercatori, esiste dunque una visione positiva delle ansie tipiche di chi pensa troppo, ed è quella che passa proprio dalla loro intelligenza, che li porterebbe a una maggiore abilità di analisi rispetto agli altri, come spiega alla rivista scientifica Personality and Individual Differences uno di loro: “È possibile che gli individui con una maggiore intelligenza linguistico-verbale siano più abili nell’analizzare gli eventi presenti e futuri nel dettaglio e che proprio questa loro caratteristica li esponga a rimuginìo e ruminazione”. In più, commentano ancora gli studiosi, dietro a questi comportamenti vi sarebbe anche una motivazione ancestrale: è proprio questo tipo di approccio ad aver permesso in un certo senso ai nostri avi di sopravvivere, anticipando i pericoli grazie alla sensazione di apprensione e preoccupazione. La tendenza all’ansia e a sovraesporsi ai pensieri negativi e ripetitivi va però controllata: nel lungo periodo, spiegano ancora i ricercatori, tali comportamenti possono portare a un abbassamento delle difese immunitarie esponendo maggiormente chi ne soffre alle malattie.
Sicuramente non appartengono a questa categoria alcuni nostri amministratori di spicco....
RispondiEliminaSicuramente non appartiene alla categoria degli ansiosi quel pacioso che ci governa...
RispondiEliminaah ah ah, vergognatevi solo e basta, a casa......
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